Sondaggio Aice: Accordi di libero scambio

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Per il 90% delle aziende Aice che hanno risposto al sondaggio, gli accordi di libero scambio rappresentano un’opportunità, ma permangono diffidenze nei confronti del CETA e TTIP. 

Aice ha sottoposto ai propri associati un sondaggio relativo al tema degli accordi di libero scambio (Free Trade agreements) con l’obiettivo di analizzare le diverse opinioni sull’argomento e le difficoltà riscontrate in termini di utilizzo di tali accordi.

L’analisi evidenzia due tendenze opposte:

  • da un punto di vista generale il 90% delle aziende utilizzano e considerano gli accordi di libero scambio un’opportunità per il proprio business
  • dall’altro emergono diffidenze nei confronti di alcuni accordi transoceanici come il CETA (Comprehensive Economic and Trade Agreement, accordo tra Canada e EU concluso a marzo 2017) o il TTIP (Transatlantic Trade and Investment Partnership, in stallo dopo l’elezione di Donald Trump).

Circa 73% delle aziende sono informate sull’esistenza del FTA e il 69% non ha riscontrato difficoltà legali, burocratiche o amministrative per poterne usufruire.

L’84% del campione è convinto che gli accordi di libero scambio riducano i costi delle procedure legate al commercio estero, a fronte però di un’attenta analisi della voce doganale del prodotto. La riduzione o esenzione dei dazi e lo snellimento delle procedure doganali, secondo alcuni, rappresentano i due ingredienti fondamentali per incrementare l’export e facilitare l’ingresso delle aziende italiane e comunitarie sui mercati esteri.

La seconda parte dell’analisi, incentrata sui singoli accordi tra EU e paesi terzi, evidenzia un dato incoraggiante sull’utilizzo dell’accordo tra EU e Corea entrato in vigore nel 2011 (il 31% delle aziende ne ha usufruito).

Circa il 60% dei rispondenti afferma di essere al corrente del recente accordo tra EU e Canada, CETA (Comprehensive Economic and Trade Agreement). Tuttavia risultano ancora poco convinti delle reali opportunità e vantaggi che la propria azienda potrebbe trarre dall’entrata in vigore di questo accordo.

Mentre il 39% dei rispondenti non ha pareri al riguardo, il 27% ritiene che l’accordo non possa generare alcun beneficio alla propria azienda perché sarebbe sbilanciato e favorirebbe solo alcune tipologie merceologiche. 

Per quanto riguarda il TTIP (Transatlantic Trade and Investment Partnership) benché il 42% pensi di poter ottenere dei benefici, le opinioni riscontrate denotano una conoscenza poco approfondita del Trattato.

Per il 30% dei rispondenti, contrari all’accordo, il TTIP comporterebbe una perdita di competitività dei piccoli produttori e l’introduzione in Europa di prodotti di qualità inferiore. Uno degli ostacoli principali alla realizzazione dell’accordo rimane il settore agroalimentare, che secondo alcuni sarebbe quello maggiormente colpito a causa della riduzione degli standard qualitativi e delle normative meno stringenti.